STATO DEGLI  ISTITUTI E SUICIDI. 15 agosto 2022 nelle Carceri Italiane.

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PEC. @prot. n.  194/S.G./F./2022                                                                                         Trani,   12  agosto  2022

Comparto Sicurezza e Difesa,Comparto Ministeri Funzioni Centrali –  Funzioni Locali ed Enti, Dirigenza, Turismo  Commercio  e Servizi, Privato, GPG ,  Edilizia e Metalmeccanici, Elettrotecnici, Settore Sanità  e OSS,

                                                                                              

 

Al  Ministro della Giustizia

Al   Capo del DAP  e del     DGMC

 

 

ALLE  REDAZIONI GIORNALISTICHE:

ANSA

RAI 1,2,3

RETI MEDIASET

Messaggero

Corriere della Sera

Repubblica

 A tutte le restanti Redazioni e Capo Redattori  Emittenti  televisive Giornalistiche  della Repubblica.
 
 

OGGETTO: STATO DEGLI  ISTITUTI E SUICIDI. Riflessione FS-COSP sulla annunciata presenza dei Dirigenti Generali e Loro sostituti nella giornata del 15 agosto 2022 nelle Carceri Italiane.

 

Signor  Ministra,

Signor  Capo  e  Vice Capo  del Dipartimento,

 

l’Amministrazione Penitenziaria vive un momento di profondissima crisi, la peggiore dall’entrata in vigore della legge di riforma del 1975. Il sistema penitenziario naviga a vista e senza rotta, abbandonato a sé stesso, in un mare crescente di problemi.

 

Senza visione e senza un progetto che sappiano quantomeno inquadrare lo stato drammatico nel quale sprofondano sempre più gli Istituti, gestiti da personale stremato e gravemente insufficiente. Il personale lavora quotidianamente con un livello di rischio enorme, di gran lunga superiore al legittimo rischio insito nelle professioni penitenziarie.

 

L’Amministrazione Penitenziaria si muove su due binari sempre più divergenti:

-gli uffici Centrali, notoriamente sovrabbondanti di personale, che richiedono ed elaborano dati, stipulano protocolli d’intesa con altri Enti per sviluppare attività trattamentali negli Istituti, che però non sono in grado di realizzarli;

 

-gli Istituti, che vivono un’emergenza cronica per le carenze di tutte le figure professionali, per gli organici e la ripartizione del personale “random”, che di certo non hanno come primo obiettivo l’efficienza amministrativa.

 

La carenza grave e perdurante di forze,  con la conseguente totale mancanza di sicurezza, la stabile collocazione nelle sezioni ordinarie di detenuti psichiatrici a causa della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e le sezioni aperte, hanno creato una miscela esplosiva.

 

Gli Operatori penitenziari non posseggono la professionalità necessaria per gestire i detenuti psichiatrici. L’ambiente promiscuo, caratterizzato da tensioni e conflitti quotidiani li destabilizzano e le loro condizioni peggiorano inesorabilmente.

 

Il regime aperto (i detenuti devono trascorrere almeno 8 ore fuori dalle celle, imposto dall’Europa) è stato realizzato in modo grossolano e dannoso. La norma prevede che i detenuti dovrebbero essere impegnati in attività trattamentali fuori dalle sezioni (corsi di formazione e scolastici, lavoro, attività culturali…). Invece in assenza di spazi adeguati, di fondi e di personale, essi rimangono nei corridoi delle sezioni, con le celle aperte, senza la presenza fisica di Agenti di Polizia Penitenziaria, che controllano in video sorveglianza i corridoi e gli spazi comuni ma non le celle. Si creano di fatto le condizioni ideali per soprusi e violenze che i detenuti a più alto tasso criminale mettono in atto nei confronti di detenuti primari o più miti, generando un clima di tensione permanente che amplifica i comportamenti auto ed etero-aggressivi dei detenuti più instabili, specie di quelli psichiatrici, che quotidianamente si autolesionano e spesso sono autori di aggressione nei confronti degli operatori penitenziari (Agenti, Educatori) e ASL (Medici ed Infermieri). Nello spazio di sostanziale libertà di azione che sono di fatto le sezioni a regime aperto, i detenuti più facinorosi organizzano proteste e pretese nei confronti delle Direzioni ed alimentano gli atteggiamenti conflittuali verso l’Istituzione.

 

Si pensi ai detenuti primari, già traumatizzati dall’impatto con lo stato detentivo e provati dalla preoccupazione per l’evoluzione del loro procedimento penale, costretti a subire angherie e pressioni da parte di detenuti recidivi, che li obbligano ad acquistare per loro generi di conforto (cibo, sigarette ecc.) con minacce e non di rado con percosse.

 

In questo quadro disorganizzato, alienante e desolante non deve sorprendere se il tasso di suicidio è alto e a poco servono circolari che richiamano all’attenzione gli operatori penitenziari se il sistema, con le sue inefficienze strutturali, invece di ridurre alimenta le condizioni che favoriscono il suicidio. Chiediamo all’Amministrazione di pubblicare, oltre ai dati sui suicidi, anche quelli dei tentativi di suicidio, in modo che sia chiaro ai vertici politici e all’opinione pubblica l’impegno e le capacità professionali degli operatori penitenziari, nonostante le gravissime carenze di personale, mezzi e strutture.

 

Ai frequentissimi atteggiamenti minacciosi ed offensivi che i detenuti pongono in atto nei confronti del personale ed altri detenuti, che preludono spesso alle aggressioni, le Direzioni rispondono in modo tenue, disapplicando le norme disciplinari. Prova ne sono i rari provvedimenti di cui all’art. 14 bis O.P., che prevede la riduzione temporale di diritti per detenuti che sono responsabili di infrazioni che pongono a rischio l’ordine e la sicurezza, che si verificano quotidianamente. La tolleranza e l’impunità alimentano il livello della conflittualità dei detenuti, contribuendo ad aumentare l’instabilità. I Provvedimenti disciplinari sono statisticamente il termometro della sicurezza e della stabilità degli Istituti.

 

L’eccessiva tolleranza verso le infrazioni, contribuisce all’ingovernabilità degli Istituti. Allo stesso tempo rappresentano sul piano statistico un clima ben più ottimistico di quanto è nella situazione reale, dando una visione falsata della realtà penitenziaria attuale.

 

Nell’interesse della sicurezza del Paese, per la tutela dei lavoratori e per la tutela della vita, della dignità e della serenità ai quali i cittadini detenuti hanno diritto, si invitano le SS. LL. a porre in atto ogni azione conoscitiva possibile affinché siano comprese ed affrontate le reali, drammatiche problematiche che affliggono da anni gli Istituti Penitenziari, che hanno superato ogni limite tollerabile. Infine,ma non per ultimo,apprezzabile la disposizione del 15 agosto dei capo e Vice Capo Dipartimenti dei Dirigenti Generali e Provveditori nelle  carceri,ma questo non deve essere stato imposto dal Ministero dell’Interno  per la videoconferenza di “ferragosto” dal Viminale attraverso i Prefetti delle province come accaduto in Puglia, ma deve sentirlo  chi dirige e tutela i lavoratori di polizia e delle Funzioni Centrali ogni giorno;  la passerella di “ferragosto”  potrebbe apparire fine a se stessa come,ricorderete, sono state “bollate”dall’opinione pubblica  quelle dei politici degli anni scorsi.

 

Non me ne abbia ma sono abituato ad essere sincero,concreto e diretto nella vita,nella professione come nel Sindacato che oggi rappresento e tutelo ad ogni livello Civile e di polizia.

 

Con viva cordialità e Buon Ferragosto, noi il Carcere lo viviamo da anni,tutti i giorni e tutte le ore non sono  ingressi residuali o, occasionali  visite le nostre ma ci lavoriamo a volte rimettendoci la vita.

                            IL  SEGRETARIO GENERALE NAZIONALE CO.S.P.                                                                             

prot. 194 SGF del 12 Ag. 2022 INTERVENTO SINDACALE SULLO STATO DEGLI ISTITUTI PENITENZIARI E SUICIDI . NOTA STAMPA                                                                   DOMENICO MASTRULLI

 

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